Il ritorno degli ATTIC, cosa c’è da sapere su “Interiors”

Gli Attic tornano dopo anni di silenzio con una nuova formazione, un nuovo disco ma con la stessa voglia di fare musica ed esprimersi attraverso di essa.
Il frutto di questa rinascita è “Interiors”, album dai riflessi metallici, dal sapore post-hardcore e dalle atmosfere cupe e marcate.

1) Da dove ripartono gli Attic? E perchè ripartire?


Il progetto Attic si è interrotto nel 2012. Il nucleo fondamentale della band è sempre rimasto a tre: Lorenz alla batteria, Alberto alla chitarra e Lorenzo alla seconda chitarra. Questo nucleo ha pensato e arrangiato i pezzi di Interiors che però sono rimasti nel classico cassetto. Le circostanze ci hanno fisicamente allontanati, senza più la continuità necessaria a sostenere il progetto. La voglia di riprendere le cose è arrivata in modo naturale: concretizzare i pezzi e chiudere un cerchio. Ci sarebbe dispiaciuto disperdere del materiale che ritenevamo valido e che testimonia, a livello personale, un periodo molto intenso. Nonostante gli impegni e le distanze, abbiamo ripreso a provare. Alla ricerca di bassista e cantante non abbiamo fatto altro che guardarci intorno e adottare due amici storici con cui abbiamo condiviso palchi e strada. Marco e Stefano fanno parte della scena vicentina e, dopo la fine del progetto Days of collapse, erano senza banda. Per noi è stato semplicissimo: abbiamo chiesto e hanno detto sì.

2) Che differenze state riscontrando tra il momento in cui vi siete fermati e il momento in cui siete ripartiti, all’interno e all’esterno del gruppo?

Crediamo che le differenze percepite siano assolutamente personali, dovute all’evoluzione delle nostre vite in questi anni di stacco. Lorenz ha continuato a suonare in ottimi progetti (Calendula, Buzzooko) occupandosi anche della programmazione di Arcidallò; sta facendo un faticoso ma eccezionale lavoro per supportare un tipo di scena a noi affine. Lorenzo e Alberto han continuato ad ascoltare e suonare per l’estremo piacere di farlo ma non hanno più avuto una band. Tornata la voglia di esporci non poteva che essere insieme agli amici di sempre: vogliamo accontentare noi stessi e fare musica nel modo più sincero e coerente con quello che siamo. C’è stata sicuramente una maturazione a livello strumentale. Stefano e Marco sono stati una garanzia anche in questo: persone che tengono molto alla cura di quello che fanno.

3) “Interiors” ripropone con grande freschezza alcuni capisaldi di un genere spesso trattato con una certa canonicità. Vi siete riproposti di fare attenzione a non cadere in copiature grossolane o è il frutto di una ricerca che si estende anche al di là delle sonorità post-hardcore? Come è stato affrontato, e in che tempistiche, il lavoro di scrittura dei pezzi che lo compongono?

Abbiamo ascolti e formazioni musicali molto differenti e questo ci caratterizza, sia nella resa che nell’approccio. Partendo da un retroterra hardcore ci interessava dare un’impronta personale, cercando un prodotto diretto, veloce e riconoscibile. Una volta ripresi i pezzi (composti ormai anni fa) ci siamo sorpresi a modificare molto poco e questo per due motivi, secondo noi: 1. l’impegno enorme con cui avevamo già lavorato ad arrangiamenti e strutture 2. la responsabilità verso pezzi che sono la testimonianza di un periodo particolare per noi. Usando una metafora fotografica (anche se ormai vecchiotta), è come se avessimo sviluppato un rullino volutamente nascosto in cassaforte anni fa. Anche senza ritocchi le foto erano a fuoco e molto attuali. Abbiamo aggiornato la cornice: la “ricerca” che indicavi c’è stata nel suono. Siamo adulti e abbiamo più possibilità di investire sulla strumentazione, lavorando sulla convivenza di due modi di suonare la chitarra molto distanti e su una sessione ritmica super cinetica. Marco e Stefano hanno dato poi un valore aggiunto: un cantato diretto ed espressivo e un basso preciso e carico. Le prese strumentali e il mixaggio sono state fatte al Take One Studio di Luigi Signori. Il master è stato invece lavorato da Danilo Battocchio del Deepest Sea Studio (e di Tutti i colori del buio). Grafiche e copertine sono opera di Alberto.

Il disco si trova in CD ma con un “contenitore” anomalo: una busta da formato 7’’ con all’interno una stampa per ciascuna canzone con testi e grafica. Per i feticisti abbiamo poi una serie limitata (50 pezzi) che ha come copertina una lastra di alluminio. Oggetto da esposizione.


4) Diteci almeno cinque cose sugli Attic e su “Interiors” che ancora nessuno sa.

1-Oltre a Marco era stato contattato Iacopo dei Calendula per unirsi alla band come cantante.Ma la distanza e i mille impegni lo avevano costretto a rifiutare.Stesso discorso per Marco dei compianti Lamantide.

2-Interiors doveva contenere una traccia in più, piuttosto anomala rispetto alle altre, ma non siamo mai riusciti a chiuderla in modo soddisfacente. Abbiamo solo tenuto il riff iniziale, che è diventato l’intramezzo dal titolo “VII”.

3-I testi li ha scritti Lorenz,il batterista.

4-Sempre Lorenz,dato che non si trovava ancora un cantante e nessuno degli altri voleva farlo, ha registrato un paio di take,provando a ‘dar voce’ ai pezzi.

5-Nel 2012 stavamo per intraprendere un mini tour europeo insieme agli amici We Sink, saltato poche ore prima di partire…un tatuaggio ce lo ricorda spesso 🙂

5) Ci sono gruppi italiani che consigliereste di ascoltare a chi apprezza le vostre sonorità?

I riferimenti sono tanti e molto diversi ma ci piacerebbe citare: Wows, Turin Horse, Lleroy, Hobos, Die Abete,i nostri fratelli di sangue Abaton.Poi i Sedna,Hate&Merda,Viscera/// e  gli amici Buzzooko, Thunder Bomber e Calendula.

6) Quali sono i vostri progetti per il futuro?

Nessuna grossa aspettativa.La distanza è molta e la logistica non è delle più comode.Sicuramente cercheremo di far più date possibili, almeno in Italia.Poi non escludiamo di fare qualcosa pure all’estero.Vediamo come va

LINK:
Attic: https://www.facebook.com/attichc/
Interiors LP: https://attichxc.bandcamp.com/album/interiors

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